Moosh illustrazioni
Arianna Vittoria Beffardi
Sento che l’arte, e tutto ciò che possa essere gesto artistico, che è indescrivibilmente legata alla consapevolezza del suo compimento, sento che sia un omicidio necessario.
Prendere la propria esistenza nel momento in cui viene folgorata dall’intuizione di quel gesto che, mentre si spande come l’inchiostro fa nell’acqua, si rende esistenza passata e rivolta contemporaneamente ad esistenza futura, fissandola ad ogni colpo in ogni suo singolo presente.
Una volta compiuto il gesto, una volta descritte le spoglie, esaurendo ogni intenzione dalla quale era animato, si lascia, intrinseco all’operato, il corpo morto di sé stessi.
Solo quando vi si abbandonano al contempo anche i propri desideri, credenze, contratti, ricatti, scadenze e tutto ciò a cui avevamo sottoposto lo spirito, la mente e il corpo della persona folgorata e uccisa che siamo stati, allora rinasciamo, pronti in una nuova esistenza, che mai il tempo futuro avrebbe potuto prevedere, né il passato desiderare di tornare ad essere.
Così, all’infinito, accade l’arte fuori dal tempo, salvando, mentre muoiono dei propri doni, la vita agli uomini.
